I Passi del Silenzio: La Settimana Santa a Martina Franca

 Un viaggio spirituale e sensoriale tra i riti antichi della Settimana Santa a Martina Franca. Scopri una tradizione che cammina a piedi nudi nel cuore della Puglia.

La città che si fa silenzio

C’è un momento, tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, in cui Martina Franca cambia pelle. Non lo fa con clamore, ma con lentezza. La città si sveste del frastuono quotidiano per indossare un abito antico, fatto di silenzi e passi scanditi. La Settimana Santa, qui, non è un evento da calendario, ma una trasformazione collettiva che coinvolge vicoli, anime, gesti. È un rito di passaggio che ogni anno si ripete, eppure mai identico.

Chi arriva in città in quei giorni si accorge subito che l’aria è diversa. Sa d’incenso e di cera, di pietra e preghiera. Le chianche – le tipiche lastre di pietra del centro storico – sembrano assorbire ogni suono, ogni ombra. E mentre le giornate si allungano e la luce cambia, anche i volti dei martinesi si fanno più raccolti. È il tempo del raccoglimento, della memoria, della devozione.


I riti che raccontano una comunità

Tra tutti i momenti della Settimana Santa, il Venerdì Santo è senza dubbio il più atteso e partecipato. La Processione dei Misteri – o dei “Santi Misteri” – è il cuore pulsante di questa liturgia popolare. Inizia al tramonto e si protrae fino a notte fonda, attraversando il centro storico con un andamento lento, quasi ipnotico.

Le statue, portate a spalla dai confratelli delle varie confraternite cittadine, raffigurano i momenti della Passione di Cristo. Ogni statua ha la sua storia, il suo autore, la sua simbologia. Alcune sono seicentesche, altre del Settecento, tutte restaurate con cura. Ma non è solo l’arte a parlare: è il gesto dei portatori, il passo cadenzato, il volto coperto, i piedi scalzi.

I confratelli indossano il cosiddetto “sacco”, un abito penitenziale bianco con cappuccio, simbolo di umiltà e anonimato. Camminano in silenzio, alcuni scalzi, portando sulle spalle il peso della fede, della memoria, del dolore rappresentato. È una forma di teatro sacro che non ha bisogno di parole.


Il suono della troccola e il ritmo dell’attesa

Non c’è banda musicale durante la processione. Solo il suono sordo e cadenzato della troccola, uno strumento in legno e metallo che scandisce il tempo come un metronomo sacro. Quel rumore secco e costante entra nel corpo, lo accompagna. Diventa parte della camminata, del respiro.

Il pubblico non è spettatore, ma partecipe. Le famiglie si affacciano ai balconi, i bambini osservano in silenzio, gli anziani si segnano alla vista della statua dell’Addolorata. Ogni persona ha un ricordo, una tradizione, un perché che lo lega a questi riti. Non c’è distanza tra chi cammina e chi guarda: c’è solo una comunità che si riconosce.


Dentro le chiese, fuori dal tempo

Durante tutta la Settimana Santa, le chiese di Martina Franca si fanno grembo e palcoscenico. Gli altari della reposizione – i cosiddetti “sepolcri” – sono addobbati con fiori, candele, grano germogliato. Ogni parrocchia interpreta con sensibilità propria questo allestimento. Il giovedì sera, le famiglie si dedicano al tradizionale “giro dei sepolcri”, visitando almeno sette chiese.

È un cammino devoto, ma anche sociale. Un’occasione per incontrarsi, per confrontarsi, per tramandare. E se ti fermi ad ascoltare, tra le navate puoi sentire racconti sussurrati, memorie di processioni passate, promesse fatte e mantenute. La Settimana Santa, infatti, è anche questo: una mappa di storie personali intrecciate alla storia collettiva.


Lo sguardo di MeSciaMoovêt: osservare per comprendere

Per chi, come noi di MeSciaMoovêt, vive il territorio camminando e raccontando, la Settimana Santa è un laboratorio a cielo aperto. È uno di quei momenti in cui la città si offre senza difese, lasciando emergere il suo lato più intimo. Per questo ci muoviamo con rispetto, cercando l’angolo giusto da cui osservare, lo scatto che racconta senza invadere.

La fotografia, in questi giorni, si fa sguardo lento. Non cerchiamo il sensazionalismo, ma il dettaglio: una mano che stringe un rosario, una candela che si consuma, una lacrima trattenuta. Camminiamo a fianco delle processioni, mai davanti. Seguiamo il ritmo della città, lasciandoci guidare.

Ed è proprio questo che vogliamo raccontare: un modo diverso di vivere la tradizione, fatto di rispetto, ascolto, empatia. Perché anche senza parlare, la Settimana Santa sa dire tutto. Basta saperla ascoltare.


Un invito al viaggio interiore

Se decidi di visitare Martina Franca in questo periodo, non venire solo per guardare. Vieni per partecipare, anche solo con lo sguardo. Scegli un punto del percorso, stai in silenzio, lascia che la processione ti attraversi. Non usare subito il telefono: respira, osserva, ascolta.

Cammina. Fatti guidare dai passi dei confratelli, segui il profumo dell’incenso, entra in una chiesa aperta. Parla con chi è lì da sempre, chiedi, impara. E poi, se vuoi, fotografa. Ma fallo con cura, con misura. Perché qui ogni gesto è sacro, anche il tuo.

La Settimana Santa a Martina Franca non si racconta in fretta. È un’esperienza che va vissuta, anche solo una volta. Per sentire cosa significa davvero appartenere a un luogo. Per scoprire che anche il silenzio ha un suono, e che a volte camminare lentamente è il modo più profondo per capire.


Informazioni utili

  • 📍 Dove: Centro storico di Martina Franca (TA)

  • 🕯️ Quando: Da Domenica delle Palme al Lunedì dell’Angelo

  • Riti principali:

    • Giovedì Santo: visita ai sepolcri

    • Venerdì Santo: Processione dei Misteri (al tramonto)

    • Sabato Santo: Veglia pasquale

  • 📸 Consiglio: portare una macchina fotografica con ottica luminosa, evitare il flash

  • 🧭 Suggerimento: scarpe comode, passo lento, cuore aperto

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